S.E. Rev.ma Mons. TOMMASO GHIRELLI – Documenti, 05/12/2015
1. Quando ci mettiamo davanti al Signore, dovremmo ascoltare l’inquietudine che lo abita: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» ( Gv 10,10).
Dicevano i rabbini che Dio ha una capacità che noi umani non abbiamo: quella di dimenticare i peccati, dimenticarli perché cancellati. È nella tradizione sia ebraica che cristiana la certezza che la misericordia di Dio è infinita, che Dio condanna il male commesso, ma non vuole né la morte né la condanna del peccatore.
Gesù, di fronte a una donna sorpresa in flagrante adulterio, disse: «Donna, nessuno ti ha condannata? Neanch’io ti condanno! Va’ e non peccare più!» (Gv 8, 10). È questo il Vangelo, nella sua novità. Ed è per fedeltà a questa “buona notizia” che papa Giovanni XXIII, nell’enciclica Pacem in terris, affermava che non bisogna «mai confondere l’errore con l’errante» e che «l’errante è sempre e anzitutto un essere umano e conserva, in ogni caso, la sua dignità di persona»; va quindi trattato con misericordia e compassione. Dio è amore universale infinito, il suo amore non necessita di essere meritato; la sua misericordia vuole raggiungere tutti gli uomini, tutti peccatori, cioè tutti responsabili di un cattivo vivere e operare.
Se Gesù ha detto all’adultera “neanche io ti condanno”, la Chiesa, e dunque i suoi ministri, possono e devono discernere ciò che è male, denunciarlo, mettere in guardia dal male, ma non possono giudicare chi commette il male.
2. Il Giubileo, come si è sviluppato nella tradizione cristiana occidentale dal 1300 in avanti, è stato sempre connesso con la struttura penitenziale e con la pratica delle indulgenze. Il termine indulgenza ha un significato affine a quello di misericordia, ma nell’uso ecclesiale ha acquistato un particolare significato giuridico connesso alla remissione delle pene relative al male morale e alla necessaria soddisfazione da offrire a Dio in riparazione dei peccati umani.
Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo straordinario, dal titolo Misericordiae Vultus, introduce il tema della indulgenza con una sensibilità nuova. Scrive infatti: «Nel sacramento della riconciliazione Dio perdona i peccati, che sono davvero cancellati; eppure, l’impronta negativa che i peccati hanno lasciato nei nostri comportamenti e nei nostri pensieri rimane. La misericordia di Dio però è più forte anche di questo. Essa diventa indulgenza del Padre che attraverso la Sposa di Cristo raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato, abilitandolo ad agire con carità, a crescere nell’amore piuttosto che ricadere nel peccato» (MisericordiaeVultus n. 22).
3. Benché l’indulgenza sia un dono gratuito, per riceverlo si richiede l’adempimento di determinate condizioni fissate dal santo padre.
Per acquistare l’indulgenza plenaria del Giubileo è necessario dunque eseguire l’opera indicata: il pellegrinaggio alla cattedrale. È auspicabile che esso venga esteso alle sette chiese del centro storico che richiamano le basiliche romane. Assieme al pellegrinaggio, si dovranno adempiere cinque condizioni:
– La confessione sacramentale (entro una quindicina di giorni)
– La partecipazione alla celebrazione eucaristica, con recita del Credo e del Pater
– Preghiere per il santo padre (almeno un Pater e un’Ave)
– La meditazione sulla Parola di Dio con una riflessione sulla misericordia.
– Si richiede inoltre che sia escluso qualsiasi affetto al peccato anche veniale.
Scrive infatti a proposito il santo padre: «È importante che questo momento sia unito, anzitutto, al sacramento della riconciliazione e alla celebrazione della santa eucaristia con una riflessione sulla misericordia. Sarà necessario accompagnare queste celebrazioni con la professione di fede e con la preghiera per me e per le intenzioni che porto nel cuore per il bene della Chiesa e del mondo intero».
L’indulgenza giubilare può essere ottenuta anche per i defunti. A loro siamo legati per la testimonianza di fede e carità che ci hanno lasciato. Come li ricordiamo nella celebrazione eucaristica, così possiamo, nel grande mistero della comunione dei santi, pregare per loro, perché il volto misericordioso del Padre li liberi da ogni residuo di colpa e possa stringerli a sé nella beatitudine che non ha fine.
4. Dispongo che nella diocesi di Imola l’indulgenza giubilare possa essere ricevuta, oltre che nella cattedrale, nel santuario della B.V. del Piratello partecipando ad un pellegrinaggio di gruppo, guidato da un sacerdote.
La stessa disposizione è estesa ai santuari della B.V. del Molino e della Madonna del Ghiandolino nei giorni delle feste mariane e delle celebrazioni devozionali comunitarie che vi si svolgono.
Resta inteso che quanti per motivi di salute sono costretti a casa potranno ricevere l’indulgenza plenaria unendosi alle celebrazioni liturgiche attraverso la radio o la televisione, e vivendo con fede e gioiosa speranza la loro prova.
5. Il papa poi afferma nella Bolla: «Ho chiesto che la Chiesa riscopra in questo tempo giubilare la ricchezza contenuta nelle opere di misericordia corporale e spirituale. L’esperienza della misericordia, infatti, diventa visibile nella testimonianza di segni concreti come Gesù stesso ci ha insegnato. Ogni volta che un fedele vivrà una o più di queste opere in prima persona otterrà certamente l’indulgenza giubilare. Di qui l’impegno a vivere della misericordia per ottenere la grazia del perdono completo ed esaustivo per la forza dell’amore del Padre che nessuno esclude. Si tratterà pertanto di un’indulgenza giubilare piena, frutto dell’evento stesso che viene celebrato e vissuto con fede, speranza e carità».
Dal tenore delle parole del santo padre si comprende che è possibile acquistare l’indulgenza giubilare anche mettendo in pratica le opere della misericordia.
Le sette opere della misericordia corporale sono: Dar da mangiare agli affamati. Dar da bere agli assetati. Vestire gli ignudi. Alloggiare i pellegrini. Visitare gli infermi. Visitare i carcerati. Seppellire i morti.
E le sette opere della misericordia spirituale: Consigliare i dubbiosi. Insegnare agli ignoranti. Ammonire i peccatori. Consolare gli afflitti. Perdonare le offese. Sopportare pazientemente le persone moleste. Pregare Dio per i vivi e per i morti.
6. Raccomando infine ai sacerdoti che aiutino i fedeli a predisporsi fruttuosamente a questo evento di grazia. Le celebrazioni siano sempre accompagnate dalla catechesi sulla Parola di Dio, capace di trasformare i cuori: «Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto. Le nostre mani stringano le loro mani, e tiriamoli a noi perché sentano il calore della nostra presenza, dell’amicizia e della fraternità. Che il loro grido diventi il nostro e insieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo» (MisericordiaeVultus n. 15).
Con la mia benedizione.