S.E. monsignor
Giovanni Mosciatti

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Biografia

Monsignor Giovanni Mosciatti è nato a Matelica (Mc) il 23 gennaio 1958.

Dopo gli studi primari consegue la Maturità Classica a Fabriano nel 1977.
Per quattro anni frequenta gli Studi presso la Facoltà di Agraria di Perugia.
In questi anni matura la Vocazione al Sacerdozio e nel 1981 entra al Collegio Capranica di Roma dove consegue il Baccellierato in Filosofia e Teologia.
Per due anni frequenta i corsi di Licenza in Teologia Fondamentale.
È stato ordinato Sacerdote il 6 dicembre 1986 per la diocesi di Fabriano – Matelica.
Incarichi pastorali più significativi da lui svolti:
Dal 1988 al 1989 – Viceparroco della Parrocchia della Beata Maria Vergine della Misericordia in Fabriano.
Dal 1989 al 1998 – Parroco delle Parrocchie di Melano – Cupo – Bastia e Rucce.
Dal 1997 al 2006 – Parroco della Collegiata di S. Nicolò a Fabriano.
Dal 2006 al 2012 – Rettore del Seminario Vescovile.
Dal 2012 al 2019 – Parroco di S. Facondino in Sassoferrato.
Dal 1988 al 2019 – Assistente spirituale degli Universitari di Comunione Liberazione a Perugia.
Dal 2001 al 2012 – Responsabile diocesano della Pastorale giovanile
Dal 1997 al 2019 – Responsabile diocesano della Pastorale Vocazionale e degli Oratori.
Dal 2012 al 2019 – Vice direttore dell’Ufficio Scuola Diocesano.
Dal 1988 al 2019– Insegnante di religione di ruolo nelle Scuole Superiori di Fabriano  (Istituto Tecnico Agrario e Liceo Scientifico)

Dal 31 maggio 2019 è nominato vescovo eletto della Diocesi di Imola, per poi fare il proprio ingresso in Diocesi il 13 luglio successivo con l’ordinazione episcopale nella messa celebrata da S.E. il cardinale Zuppi nella cattedrale di San Cassiano. È vescovo delegato per le Comunicazioni Sociali e Tempo Libero, Turismo, Sport e per Cultura, Scuola e Università all’interno della conferenza episcopale dell’Emilia Romagna.

È stato membro del Consiglio Presbiterale, del Collegio dei Consultori, del Capitolo della Cattedrale di Fabriano,  della Commissione Diocesana per il Diaconato Permanente.

Lo stemma del vescovo

Breve spiegazione simbolica e teologica: 
– il colore azzurro,  ovvero uno dei cinque colori (smalti) usati in Araldica. Nell’iconografia ecclesiale è molto spesso usato: è il colore del manto della Madonna; rappresenta l’immortalità dell’anima assieme alla devozione a Maria; fra le virtù cardinali simboleggia la giustizia; in Francia era il colore della bandiera del Re, così come in Portogallo (assieme al bianco); è sinonimo di lealtà, amor celeste, devozione, santità. Qui, in senso di unione, richiama anche uno dei colori dello stemma della Città di Imola;
– il braccio reliquiario posto in palo richiama le reliquie di Sant’Adriano (Patrono di Matelica, Città natale di S.E. il Vescovo) e di San Cassiano (Patrono protettore di Imola, Città di incardinazione del nuovo Vescovo), così come dai due reliquiari esistenti e custoditi nelle rispettive Città; posto in palo, ovvero verticalmente, con le dita della mano rivolte verso l’alto, indica il Cielo, ovvero la méta ultima alla quale dobbiamo tendere;
– la stella ad 8 punte (8 raggi), simboleggia Maria Vergine; è questo un simbolo di devozione fortemente presente nell’Araldica Ecclesiastica; gli 8 raggi simbolicamente richiamano quanto indicato nel Vangelo di Giovanni, dopo la risurrezione di nostro Signore, “… l’octava dies …” (Gv 20, 19-26) il c.d. ottavo giorno della settimana, la nuova era, cioè il nuovo giorno in cui ha inizio la nuova vita; il giorno della “nuova Creazione” (ed ecco perché i battisteri hanno forma ottagonale); il numero 8 inoltre richiama il Discorso della Montagna di Gesù, ovvero le Beatitudini (Mt 5, 3-10).
– il colore bianco simboleggia purezza, è il colore delle solennità liturgiche, la gioia. Qui richiama uno dei colori dello stemma della Città di Matelica (Città natale di S.E. Mons. Giovanni Mosciatti);
– il corvo con un pane nel becco simboleggia il portare il pane della Comunione, e richiama anche l’iconografia di San Benedetto; il corvo è quindi un importante animale biblico: lo troviamo allor quando ex multis: “… A Elia fu rivolta questa parola del Signore: “Vattene di qui, dirigiti verso oriente; nasconditi presso il torrente Cherit, che è a oriente del Giordano. Ivi berrai al torrente e i corvi per mio comando ti porteranno il tuo cibo” Egli eseguì l’ordine del Signore; andò a stabilirsi sul torrente Cherit, che è a oriente del Giordano. I corvi gli portavano pane al mattino e carne alla sera; egli beveva al torrente. (1Re 17, 2-6); il corvo è anche il primo uccello che viene menzionato nella Bibbia:  Dopo 40 giorni Noè aprì la finestra che aveva fatto nell’arca e fece volare fuori un corvo. Il corvo continuò ad andare e tornare, finché le acque sulla terra non si asciugarono; (Genesi 8, 5-7) – ancora lo troviamo nella Bibbia richiamato nel Cantico dei Cantici (5:11) – La sua testa è oro, oro finissimo. I suoi riccioli sono come ondeggianti rami di palme, neri come il corvo.
– la rosa simboleggia, nel linguaggio araldico, la fedeltà a Maria Vergine e qui si pensi alla più alta onorificenza della Santa Sede, concessa dai Papi, nel corso dei secoli, alle Dame (raramente agli uomini) a partire dal 1096;
– il colore rosso simboleggia la forza dell’Amore verso Dio, la verecondia, la giustizia e l’audacia. Qui il colore rosso richiama, in uno, lo smalto presente  negli stemmi di Matelica e di Imola; in considerazione delle Sacre Scritture il colore rosso è abbondantemente richiamato (ex multis) in Mt 26,28; Ap 1,5; Es 13:18; 15:4,22; De 11:4; […];
– la tromba simboleggia, nel linguaggio araldico, quando d’oro in campo rosso, la fama gloriosa sostenuta dalla virtù; nella simbologia delle Sacre Scritture rappresenta l’Annuncio della Parola e della volontà di Dio; la troviamo rappresentata, per esempio, nell’iconografia di San Vincenzo Ferrer; ed ancora in: 1 Tessalonicesi 4,16-17; 1Corinzi 15:52; Levitico 23:23-25, Isaia 58:1; Isaia 27:13 […];
– la croce astile simboleggia la dignità di Vescovo; viene in questo caso, posta dietro lo scudo, e qui è semplice con una sola traversa;
– il cappello ecclesiastico o galero simboleggia la dignità del possessore; è l’elemento che caratterizza sia con il colore e sia con la posizione, tutto lo stemma dichiarandone il “grado” gerarchico del possessore; ha la forma del cappello da pellegrino con una tesa molto larga e due cordoni (cordelliere) che da questo dipartono e terminano con un certo numero di fiocchi o nappe: per il caso di specie, il tutto è di color verde (colore dei Vescovi) terminante con 6 (sei) nappe (1,2,3) per lato = dignità vescovile;
– il motto espresso colle parole corrigamus nos ad laudem christi deriva da una preghiera dell’Avvento presente nel Messale Ambrosiano (“… Declinant anni nostri et dies ad finem. Quia tempus est, corrigamus nos ad laudem Christi. Lampades sint accensae, quia excelsus Iudex venit iudicare gentes. …”) e sinteticamente indica che ci dobbiamo correggere per l’amore di Cristo (così in La Densità dell’istante – Avvento – di Don Luigi Giussani – 01.11.1996).

Blasonatura: Partito semitroncato: il 1° (partito) di azzurro caricato di un braccio reliquiario di oro, gemmato alla base, con la mano di argento, posto in palo, il tutto caricato da una stella (8) di oro posta nel cantone destro del capo, il 2° (semitroncato) di argento e di rosso: il primo caricato da un corvo di nero volante (ad ali spiegate) posto in banda tenente nel becco un pane al naturale e poggiante con le zampe su di una rosa di rosso e argento bottonata di oro; il secondo di rosso alla tromba di oro posta in sbarra. Lo scudo accollato ad una croce astile di oro a 3 (tre) bracci, il tutto timbrato da un galero di verde foderato di rosso dal quale dipartono due cordelliere pure di verde terminanti con 6 nappe (1,2,3) ciascuna, anch’esse di verde.

Motto: inserito in una divisa d’argento, in caratteri latini maiuscoli: CORRIGAMUS NOS AD LAUDEM CHRISTI.

Roberto Vittorio Favero